Perù & Isole Galápagos
Ogni suggerimento che ci avete dato è stato prezioso e ha acceso la nostra immaginazione, portandoci a sognare mete incredibili in Sud America. Dopo molte ricerche e preparativi, abbiamo deciso di esplorare due destinazioni che ci hanno fatto subito innamorare: il magico Perù e le incantevoli Galápagos.
Il Perù ci affascinerà con la sua storia antica e la maestosità delle Ande, mentre le Galápagos ci regaleranno la possibilità di vivere la natura più incontaminata e unica al mondo.
Una piccola curiosità: a inizio ottobre siamo stati al Sedgwick Museum of Earth Sciences a Cambridge, dove si racconta del primo viaggio di Charles Darwin a bordo della Beagle. È stato incredibile scoprire come quelle prime esplorazioni alle Galápagos abbiano ispirato le sue teorie sull’evoluzione, grazie alla straordinaria biodiversità di quelle isole.
Alla casa in cui Darwin visse al suo ritorno, al 22 di Fitzwilliam Street, ci siamo emozionati all’idea di ripercorrere, in parte, i suoi stessi passi.

Sappiamo che un solo viaggio non basterà per scoprire tutte le meraviglie del Sud America, ma porteremo nel cuore ogni ispirazione che ci avete regalato.
Promettiamo di condividere qui con voi racconti e immagini di questa avventura!

14 Dicembre 2024 – Partenza!
Un lungo volo in partenza da Francoforte ci porta nella capitale del Perù, Lima, passando per Bogotà in Colombia.

15 Dicembre 2024 – Lima
Primo giorno nella “Ciudad de los Reyes“, fondata nel 1535. Il mix di storia coloniale e contemporaneo la rende una delle più affascinanti città del Sud America.
Una Lima ancora parzialmente avvolta dalla garúa, una foschia umida e fresca che la avvolge da Aprile a Dicembre, portata dalle correnti oceaniche e che mantiene la temperatura fissa notte e giorno a 18-20 gradi.

Barranco è una piccola oasi nel cuore di Lima, un quartiere bohemien e artistico dal fascino pittoresco. Qui si respira un’atmosfera rilassata, lontana dal trambusto della città. Le sue strade acciottolate, incorniciate da edifici coloniali dai colori vivaci, ospitano gallerie d’arte e caffetterie con cortili nascosti immersi nel verde, dove il tempo sembra rallentare e la frenesia urbana lascia spazio alla quiete, interrotta solo dal volo dei colibrì.

A Lima piove solo due o tre volte l’anno, e questo pomeriggio è stato uno di quei rari momenti. Gli abitanti erano sorpresi, un po’ come i romani davanti alla neve. Ma dopo il breve acquazzone, la serata si è rivelata piacevolmente fresca, e tutti si sono riversati nel Parque de los Gatos per ballare al ritmo della cumbia peruviana.

16 Dicembre 2024 – Paracas
Inizia il nostro viaggio on the road, puntando verso sud.
Non ci sono modi gentili per descriverlo: la periferia di Lima e il deserto che si stende a perdita d’occhio a sud della capitale appaiono desolati. Baraccopoli e sabbia, sabbia e baraccopoli, in un susseguirsi monotono e austero.
Le maestose Ande trattengono ogni goccia di pioggia dal lato amazzonico, lasciando la costa peruviana immersa in un’aridità assoluta. Ma a volte, quasi per errore, un corso d’acqua nato dai ghiacciai andini scivola nella direzione opposta, verso il Pacifico. Solo il 3% di questi fiumi riesce a raggiungere l’oceano, ma quando accade il paesaggio si trasforma, esplodono oasi di verde, frutteti, vigneti e campi pieni di luce e colori. Una sottile vena di vita che corre tra le dune, fragile ma incredibilmente potente.
La strada ci conduce alla baia di Paracas, una piccola e placida cittadina di pescatori, semplice nella sua essenza e sospesa nel tempo. Qui il profumo del mare si mescola a quello del ceviche, tra i migliori mai assaggiati. Qualche palma si staglia pigra contro l’orizzonte.
Paracas custodisce una storia curiosa: si racconta che proprio qui sia sbarcato Don José de San Martín che, riposandosi all’ombra di una di queste palme, abbia sognato uno stormo di fenicotteri con il petto bianco e le ali rosse. Fu questa visione, leggera come il battito di un’ala, a ispirare la bandiera peruviana, un simbolo nato tra sabbia, vento e sogni. 🇵🇪

E quale modo migliore di concludere la giornata se non sorseggiando un Pisco Sour proprio nella zona di Pisco?

17 Dicembre 2024 – Ballestas Islands & Nazca
Tanto quanto la terra è arida, quanto esplode di vita e biodiversità il mare. La fredda corrente di Humboldt risale la costa, sollevando nutrienti e plancton dai fondali marini, e portando con se l’intera catena alimentare.
Navigare tra le isole della Riserva di Ballestas è stata un’esperienza unica. L’oceano e il vento modellano queste rocce in forme spettacolari: passaggi ad arco, grotte profonde, insenature frastagliate e guglie imponenti che emergono dal mare come cattedrali naturali.
E tutto brulica di vita: stormi di cormorani, sule, gabbiani, pellicani, leoni marini, e persino i famosi pinguini di Humboldt!

Sorprendentemente anche il Perù produce vino! E anche qui possiamo mai saltare una visita a una cantina nella zona di Ica, dove ci aspetta una degustazione di un numero imprecisato di Pisco.

Pochi chilometri più in là, il deserto torna protagonista con le sue immense dune, alte fino a 500 metri. È qui, tra onde di sabbia infinita, che troviamo l’oasi di Huacachina.
La giornata si conclude con un giro adrenalinico in fuoristrada tra le dune e poi lanciarsi giù a tutta velocità con il sandboarding. Alla fine, non c’è centimetro di pelle che non sia coperto di sabbia!

In serata raggiungiamo la cittadina di Nazca, avvolta dal fascino delle sue misteriose linee tracciate nel deserto.
18 Dicembre 2024 – Nazca
Mattina dedicata all’archeologia e alla sorprendente varietà di culture che hanno attraversato questo deserto: Paracas, Nazca, Ica-Chincha, Wari, fino all’Impero Inca e all’arrivo degli spagnoli, che ha segnato la fine della storia locale.
Visitiamo il sito di Chauchilla, una necropoli di più di 1000 anni fa riportata alla luce solo nel secolo scorso. Purtroppo sono arrivati prima i profanatori di tombe e poi gli archeologi.
Ciò che resta è un cimitero a cielo aperto, dove le mummie, dissotterrate solo pochi anni fa, sono ancora adagiate nei vani tombali, esposte al vento e alla sabbia, e tristemente destinate a una rapida disgregazione. Solo una minima parte delle tombe é stata sistemata, e tutto il sentiero é cosparso di frammenti di ceramiche e tessuti pre-Inca, oltre a una moltitudine di denti e ossa umane.

Piccola curiosità: Alcune scene di Indiana Jones sono state girate proprio qui a Chauchilla.
Grande curiosità: abbiamo assistito alla scoperta di una nuova mummia in diretta, quando la nostra guida si è imbattuta per caso in un osso e dei capelli sporgenti dalla sabbia!
Prima del ritorno in città, ci aspetta un’autentica esperienza della tradizione culinaria peruviana: la pachamanca. Carne, patate e mais, i principali ingredienti, vengono sepolti insieme a pietre incandescenti e cotti lentamente per ore. L’estrazione dei cibi, una volta pronti, richiama rituali andini di rinascita, evocando la sacralità della terra.

I tramonti nel deserto sono sempre magici, ma quando il cielo si riflette sulle misteriose linee di Nazca, perfettamente allineate ai movimenti del sole, questo semplice rito acquista un significato ancora più profondo.

19 Dicembre 2024 – Arequipa
Giornata on the road, costeggiando faglie geologiche e poi l’oceano, lungo strade pericolosamente tortuose a picco sulle scogliere.

Proseguiamo filando per quasi 600 km fino ad Arequipa, incastonata tra le Ande, a una altitudine di 2300 metri.
Arequipa, la ciudad Blanca, sorge su un altopiano circondato da 3 vulcani da 6000 metri. Una città dal perenne clima primaverile, conosciuta per il suo centro storico forgiato quasi interamente nel sillar, la luminosa pietra vulcanica bianca che la contraddistingue.

Si percepisce immediatamente che la città è più ricca delle precedenti. Calle Santa Catalina è ricco di ristoranti, bar scavati nella roccia bianca e cortili illuminati e accoglienti, dove facciamo il nostro brindisi di benvenuto.
20 Dicembre 2024 – Arequipa
Con ancora un leggero torpore dovuto al cambio di altitudine, ci lasciamo guidare dai colori e dai profumi del mercato locale, alla ricerca degli ingredienti freschi per la nostra lezione di cucina.

L’appuntamento è in uno storico ristorante della città, dove ci attende un menù speciale: il tradizionale roqoto!
Per chi volesse provare…
Ingredienti: Un peperone tondo semi piccante a persona, cipolle, cumino, origano, carne di manzo, vino bianco, uvetta, biscotti, uova sode, formaggio fresco, olive, arachidi.
Preparazione: Tagliare il cappello dei peperoni, pulirli dai semi e bollire in acqua e aceto per 15 minuti. Tritare finemente cipolla, cumino e origano e mettere il tutto ad appassire in una padella. Tagliare a cubetti la carne di manzo e aggiungerla alle cipolle. Sfumare con vino bianco e aggiustare di sale. Aggiungere nella padella una manciata di uvetta, un uovo sodo a pezzettini, una manciata di arachidi e biscotti triturati. Farcire i peperoni, chiuderli con il loro cappellino e una fetta di formaggio. Disporre i peperoni in un tegame e coprire con una schiuma fatta montando: 1 uovo, 1 litro di latte, anice e sale.

Nel pomeriggio visitiamo il monastero di Santa Catalina, molto fotogenico per via dei colori accesi, i forti contrasti, il cielo azzurro e bellissimi fiori e cactus che puntellavano ogni angolo degli spazi interni.

21 Dicembre 2024 – Cuzco
Salutiamo Arequipa con un volo mattutino per Cusco, antica capitale dell’impero Inca. Solo 45 minuti ma altri 1000 metri di dislivello, verso quota 3300 metri.
Oggi inizia la nostra esplorazione di Cusco, l’antica capitale dell’Impero Inca, in una giornata che sembra scelta dal destino: il solstizio d’inverno. Le strade del centro sono animate da processioni pagane, musiche e danze. Al centro di tutto, però, non si trova un santo o una figura religiosa, bensì una piccola statuetta raffigurante un bambino o una bambina, un chiaro riferimento alle antiche processioni sacrificali.

Ci dirigiamo verso Plaza de Armas, cuore pulsante della città. Conosciuta anche come Plaza de las Lágrimas, questa piazza porta una memoria dolorosa: qui Túpac Amaru II, eroe dell’indipendenza peruviana, fu giustiziato in modo brutale, squartato da cavalli che lo trascinavano verso i quattro angoli della piazza. Le sue ultime parole, “tornerò e sarò milioni”, continuano a vibrare nei canti e negli slogan delle attuali proteste popolari.

Nel pomeriggio lasciamo il centro e ci avventuriamo tra le meraviglie archeologiche nei dintorni di Cusco. La fortezza e il tempio di Sacsayhuamán ci accolgono con la loro maestosità. Le mura ciclopiche, disposte a zig-zag, sembrano evocare la traiettoria imprevedibile di un fulmine. Ogni blocco di pietra, gigantesco e irregolare, è perfettamente incastrato nel successivo con una precisione impressionante, senza lasciar passare nemmeno la lama di un coltello.

22 Dicembre 2024 – Ollantaytambo
Oggi ci avventuriamo nella leggendaria Valle Sacra, attraversata dal fiume Urubamba, le cui acque impetuose alimentano la vita e la storia di questa regione.

La giornata inizia con la visita ai siti archeologici di Pisac e Ollantaytambo, autentici capolavori di ingegneria e armonia con la natura. Qui incontriamo per la prima volta le spettacolari terrazze agricole degli Inca, gradoni verdi che si arrampicano sulle montagne, sfidando la gravità.

Nel nostro percorso ci fermiamo presso alcune comunità locali, come il Parco delle Patate, a 4000 metri di altitudine, dove i contadini coltivano migliaia di varietà diverse di questo tubero. La visita è arricchita dall’incontro con la tradizione tessile locale: osserviamo come, con pazienza e abilità, si realizzano e si colorano tessuti in alpaca lavorati a mano.

L’altitudine, però, si fa sentire. Ogni passo richiede uno sforzo maggiore, e un leggero mal di testa ci accompagna mentre respiriamo l’aria rarefatta di queste alture.
23 Dicembre 2024 – Inca Trail
Oggi è una giornata importante e siamo pronti per l’Inca Trail. 12 chilometri di sentiero e 700 metri di dislivello ci separano dalla leggendaria Porta del Sole, il primo punto panoramico da cui ammirare Machu Picchu.
La nostra avventura comincia a Ollantaytambo, dove la strada finisce e l’unico modo per proseguire è prendere il treno che corre accanto al fiume Urubamba. Il fiume, gonfio e impetuoso per le recenti piogge, ci accompagna mentre ci addentriamo in un paesaggio che cambia rapidamente: lasciamo le Ande alle spalle e iniziamo a scendere verso la foresta Amazzonica. Non è difficile immaginare questa giungla, densa e misteriosa, custodire i segreti delle ultime città perdute degli Inca, fuggiti dall’avanzata spagnola secoli fa.
Scendiamo al chilometro 104, il punto di inizio del sentiero.

Non ci aspettavamo molto da questa camminata: l’altitudine e la stagione delle piogge alle porte ci avevano fatto titubare. Ma, a posteriori, possiamo dire che è stato uno dei momenti più belli.

Il sentiero si snoda lungo il versante della montagna, offrendo panorami mozzafiato sulla valle sottostante e sul fiume che serpeggia in lontananza. Davanti a noi, come una promessa, si intravede la vetta di Machu Picchu. La vegetazione cambia gradualmente: dalle pendici rocciose e i ghiacciai delle Ande si passa a una giungla sempre più tropicale, dove la nebbia si solleva per rivelare rovine Inca nascoste tra gli alberi.

Il tempo sembra fermarsi, e la fatica svanisce, sostituita dall’entusiasmo di arrivare in cima.

Tuttavia un imprevisto cambia la giornata: un gruppo di quindici o venti lama ci blocca l’avanzata.

Sorridiamo e ne approfittiamo per osservare questi buffi animali da vicino, finché la situazione prende una piega drammatica. Una delle femmine di lama, poggiando male una zampa, precipita lungo il dirupo. Restiamo senza fiato mentre cerchiamo di capire quanto in basso sia scivolata. Miracolosamente, l’animale riesce ad arrampicarsi fino a far sporgere la testa al livello del sentiero, ma è bloccata. La scena si fa ancora più toccante quando un maschio del branco torna indietro, emettendo suoni disperati, come se volesse incoraggiarla.
Con l’aiuto della nostra guida, abbattiamo una parte della recinzione e, dopo alcuni tentativi concitati, riusciamo a tirare fuori la femmina. Quando con un ultimo scatto si solleva sul sentiero e corre verso il branco, siamo tutti emozionati e sollevati.
Quasi un’ora più tardi, giungiamo finalmente alla Porta del Sole, stanchi ma entusiasti. E qui, incredibilmente, ritroviamo la stessa lama, ancora coperta di foglie e sterpaglie. Sembra aspettarci, quasi per ringraziarci, e si mette in posa davanti alla vista maestosa di Machu Picchu in lontananza. Il suo sguardo fiero, con la cittadella sullo sfondo, ci regala una foto che sarà impossibile dimenticare.

24 Dicembre 2024 – Machu Picchu
Finalmente si entra a Machu Picchu! Pronuncia corretta: Pic-chu, perché, a quanto pare, “pichu” significa tutt’altro… E in questo caso, il piemontese non è poi così distante dal Quechua.
Il percorso d’accesso alla cittadella si snoda tra viste mozzafiato sulla valle circostante, mentre il sole dell’alba illumina le vette verdi con un’aura mistica. Nonostante la stagione delle piogge sia ormai alle porte, oggi siamo fortunati: riusciamo a contemplare la città perduta degli Inca in tutto il suo splendore.

Quando Hiram Bingham la scoprì nel 1911, ogni rovina era completamente avvolta dalla giungla. Ancora oggi, circa il 30% di Machu Picchu rimane nascosto dalla vegetazione, quasi a voler preservare un pezzo del suo segreto.
Immaginate la nostra sorpresa quando, su una delle terrazze superiori, ci troviamo faccia a faccia con… indovinate chi? Esatto, lo stesso lama del giorno prima! Secondo la nostra guida, tutto questo – il lama, il fatto di incontrarlo continuamente – è un segnale positivo dalle divinità Inca, che veneravano questi animali come sacri. Per noi, è la conferma di quella connessione che abbiamo creato quando, praticamente, gli abbiamo salvato la vita. E in un luogo così carico di energia come Machu Picchu, ogni gesto sembra acquisire un significato diverso.

Esistono posti nel mondo in cui lo spazio, da solo, sembra essere capace di creare connessioni attraverso il tempo. Luoghi del genere ci sono capitati raramente, forse solo a Times Square a New York, al Grand Canyon o ai Fori Imperiali a Roma. Ma Machu Picchu aggiunge a tutto questo un velo di mistero: come è stato possibile costruire una città di pietra, con più di mille abitanti, a cavallo tra due montagne nel cuore della giungla? E quale era il suo vero scopo?

Nel pomeriggio torniamo a Cusco, pronti per la cena di Natale con il nostro gruppo di viaggio e la nostra guida locale, di origini andine ma cresciuta nella giungla. Ceniamo in un ottimo ristorante della città e brindiamo con del prosecco Cinzano! Ognuno di noi tiene un piccolo discorso, condividendo pensieri e gratitudine per ciò che l’anno appena trascorso ci ha regalato. Per noi è stato un anno davvero speciale, e saremmo felici anche solo con la metà della fortuna che abbiamo avuto.
Rientriamo in hotel passando per la piazza centrale di Cusco, gremita di gente in questa notte di Natale. La tradizione vuole che tutti, anche dalle province agricole più remote, convergano a Cusco per celebrare, anche senza la fortuna di una sistemazione. Questa atmosfera di festa e comunità rende la città ancora più magica.
25 Dicembre 2024 – Cuzco
Buon Natale!

Oggi possiamo goderci una giornata libera a Cusco.
La mattinata inizia con una visita alla cattedrale, dove gli abitanti portano il Bambin Gesù per la benedizione. L’atmosfera è vibrante e carica di devozione.

Dopo, ci concediamo un po’ di shopping tra le botteghe locali, e per pranzo ci fermiamo a gustare giganteschi pancake alla frutta e dei deliziosi cinnamon roll.
Nel pomeriggio visitiamo il Coricancha, il “Giardino d’Oro” secondo il significato del suo nome in quechua (Quri Kancha). Conosciuto anche come il Tempio del Sole, un tempo i suoi muri interni ed esterni, così come i pavimenti, erano rivestiti da fogli di oro massiccio. Nel giardino, inoltre, sorgevano statue d’oro che celebravano la grandiosità degli Inca. Gli spagnoli, al loro arrivo, descrissero il tempio come qualcosa di “così favoloso da sembrare incredibile”. Purtroppo, gran parte di quell’oro fu depredato e fuso dagli stessi conquistatori. Oggi, ciò che resta è il monastero e la Chiesa di Santo Domingo, costruiti sopra le solide fondamenta Inca, che, nonostante tutto, continuano a trasmettere la loro maestosa imponenza.

In serata visitiamo il planetario di Cusco, un’esperienza che ci apre gli occhi su un aspetto affascinante della cultura Inca: la differenza tra le costellazioni stellari e quelle oscure. Gli Inca, infatti, riconoscevano figure non solo nelle stelle, ma anche negli spazi bui della Via Lattea, che per loro rappresentava il Grande Fiume. Grazie alla guida del planetario, riusciamo a distinguere chiaramente il Lama, il Condor, la Volpe, la Tartaruga e il Serpente: figure che sembrano prendere vita nel cielo notturno.
Per concludere la giornata in armonia con la tradizione, ceniamo in un ristorante fusion peruviano-italiano. La sorpresa più piacevole? Troviamo i cannelloni, un piatto che per noi è sinonimo del pranzo di Natale a casa. Un tocco familiare in un contesto completamente nuovo.

26 Dicembre 2024 – Puno
Oggi ci aspetta una giornata on the road da Cusco a Puno, sulle rive del lago Titicaca.
Il viaggio inizia seguendo il corso del fiume Urubamba, fino a raggiungere quella che si ritiene essere l’origine del Rio delle Amazzoni. Attraversiamo il passo di La Raya, a 4335 metri di altitudine, il punto più alto del nostro itinerario.

Questo luogo è davvero particolare: qui si incontrano due fiumi che scorrono in direzioni opposte, uno verso il Pacifico e l’altro verso l’Atlantico. È un punto di confine naturale che sembra raccontare la potenza e la complessità del paesaggio andino.

Proseguendo, passiamo per la cittadina di Pucara, famosa per la tradizione dei tori di ceramica e terracotta, simboli di buon auspicio per chi costruisce o acquista una nuova casa. Questi tori vengono posizionati sui tetti delle abitazioni come segno di protezione e fortuna.
A pranzo ci fermiamo presso la fattoria di un famoso artista della ceramica, conosciuto in tutto il mondo per le sue opere. Grazie alla nostra guida, che lo conosce personalmente, scopriamo un lato inaspettato dell’artista: è anche uno sciamano. Secondo la tradizione locale, solo chi è sopravvissuto a un incontro con un fulmine può assumere questo ruolo, e lui non fa eccezione. Ci conduce in un luogo di meditazione nel retro della sua fattoria, dove partecipiamo a un rituale spirituale. Non utilizziamo le bevande allucinogene tradizionalmente associate a queste cerimonie, ma l’esperienza è comunque intensa. Ci lascia una sensazione di calma profonda, quasi nostalgica, e un desiderio di tornare con più tempo a disposizione per esplorare appieno la spiritualità del luogo.

Riprendiamo il viaggio sull’altopiano, punteggiato di lagune che sembrano specchi. Qui avvistiamo dei fenicotteri rosa andini, la cui elegante presenza aggiunge un tocco quasi surreale al pomeriggio.
Arriviamo infine a Puno, accolti da una luce dorata al tramonto e da nuvole bassissime che creano un’atmosfera magica e sospesa nel tempo.

Concludiamo la giornata con la nostra prima pizza peruviana. È… passabile, diciamo. Ma va bene così.
27 Dicembre 2024 – Lago Titicaca
Con un divertente giro in risciò a pedali, raggiungiamo la riva del lago Titicaca, il lago navigabile più alto del mondo, situato a ben 3800 metri di altitudine.
La nostra prima tappa sono le isole galleggianti Uros, abitate da comunità precolombiane che vivono completamente isolate dalla terraferma. La loro vita è indissolubilmente legata ai papiri acquatici, che utilizzano per costruire le isole stesse, le barche e persino per ricavare cibo e bevande. È affascinante vedere come ogni aspetto della loro esistenza sia intrecciato a questo materiale naturale.

Proseguiamo la navigazione verso l’isola di Taquile, dove incontriamo un’altra comunità, le cui tradizioni coloniali sono completamente diverse da quelle degli Uros. Una passeggiata ci conduce a un punto panoramico nel cuore dell’isola, da cui si aprono viste mozzafiato. La vastità del lago e la vegetazione circostante evocano, in modo inaspettato, atmosfere che ricordano il Mediterraneo. Sullo sfondo, le vette innevate segnano il confine con la Bolivia, regalando al paesaggio un contrasto straordinario.

Il lago Titicaca non è soltanto una meraviglia naturale, ma anche un enigma archeologico. Nei suoi fondali, che raggiungono profondità di quasi 300 metri, sono state scoperte le rovine di una civiltà perduta, risalenti a un’epoca addirittura antecedente alla formazione del lago stesso. La loro presenza sfida le conoscenze tradizionali sulla storia e le migrazioni umane, sollevando domande ancora senza risposta.

Concludiamo questa giornata con un pranzo a base di trota locale, accompagnato da un’altra vista spettacolare sul lago.

28 Dicembre 2024 – Lima
In mattinata scopriamo che oggi è la giornata dei matrimoni a Puno.
In ogni chiesa della città si celebra una cerimonia diversa, e le piazze si riempiono di bande musicali e danze tradizionali. L’energia e la gioia collettiva trasformano ogni angolo della cittadina in una grande festa.

Ma il tempo a nostra disposizione è ormai finito: dobbiamo prendere il volo di ritorno per Lima, dall’aeroporto di Juliaca. Durante il tragitto apprendiamo che Juliaca è tristemente nota come il centro del narcotraffico peruviano, con circa il 60% della popolazione coinvolta in attività illecite. Fortunatamente, osserviamo questa realtà solo dall’interno del nostro van.
Arrivati a Lima, tornare al livello del mare ci regala un senso di sollievo: possiamo finalmente respirare a pieni polmoni! Tuttavia, l’entusiasmo per l’aria ritrovata è presto oscurato dal momento degli addii. È ora di salutare i nostri compagni di viaggio e la nostra guida, che ci hanno accompagnato fin dal primo giorno.

Le tante avventure condivise hanno creato un legame speciale, e la malinconia della separazione è mitigata da risate, aneddoti e ricordi. A chiudere in bellezza, un ultimo brindisi con un Pisco Sour Catedral – doppio!
Ci salutiamo con una frase Quechua che racchiude la promessa di un futuro incontro: Tupananchiscama. Arrivederci alla prossima avventura… o in un’altra vita.
29 Dicembre 2024 – Quito
Per un’avventura che si conclude, un’altra è pronta a iniziare.
Nonostante qualche piccolo ritardo e qualche inconveniente, riusciamo a volare da Lima a Quito, in Ecuador. All’arrivo, la vegetazione montana e il clima nebbioso e piovoso ci riportano alle atmosfere invernali di Francoforte e Torino.

30 Dicembre 2024 – Isole Galápagos
Sveglia all’alba per il volo verso le isole Galápagos, con un breve scalo a Guayaquil.
Dopo un paio d’ore di volo sopra l’oceano, iniziamo a intravedere le prime isole: San Cristóbal, seguita a breve distanza da Santa Cruz e Baltra, dove si trova l’aeroporto. Appena atterrati, il cambio di temperatura si fa subito sentire, così come l’incontro con i primi dettagli della sorprendente fauna locale. Un gruppo di iguane riposa tranquillamente sull’asfalto dell’aeroporto, regalandoci un primo assaggio della natura unica di queste isole.

Dopo un breve tragitto in barca attraverso il canale che separa Baltra da Santa Cruz, ci dirigiamo verso Puerto Ayora, il cuore pulsante delle Galápagos. Qui, i leoni marini sono i veri padroni: si impossessano con disinvoltura di moli, barche e persino delle panchine pubbliche!

Nel pomeriggio visitiamo la Charles Darwin Research Station, fondata nel 1959 dall’UNESCO e dalla World Conservation Union. Qui approfondiamo la straordinaria fragilità dell’ecosistema delle Galápagos e scopriamo i numerosi progetti in corso per proteggerlo. Facciamo tappa anche al centro di allevamento delle tartarughe giganti, dove rendiamo omaggio a George il Solitario, l’ultimo esemplare della sua specie, ora conservato come simbolo della lotta per la conservazione ambientale.

La giornata, ricca di emozioni e novità, prende però una piega inaspettata: Ciro, probabilmente provato dal lungo viaggio e dal brusco cambio di temperatura, viene colto da un’improvvisa febbre che lo costringe a letto per la serata. Speriamo che con un po’ di riposo possa recuperare le forze per l’inizio dell’esplorazione di queste isole straordinarie e per l’inizio del nuovo anno in un luogo speciale.
31 Dicembre 2024 – Isola Floreana
Miracolosamente, febbre e stanchezza sembrano ormai alle spalle, e siamo pronti per la nostra prima esplorazione mattutina: il canyon di lava delle Las Grietas.
Il paesaggio è unico, quasi surreale: piante di cactus e alberi di palo santo spuntano da un terreno lavico dai colori cangianti, che vanno dal rosso intenso al nero profondo. All’improvviso, davanti a noi si apre una spaccatura che forma un canyon profondo fino a 15-20 metri, le cui acque blu scuro brulicano di pesci. Tuffarsi in queste acque limpide regala una sensazione di freschezza immediata, un vero toccasana per corpo e mente.

Sulla via del ritorno verso il villaggio, ci fermiamo alla Spiaggia dei Tedeschi, così chiamata in omaggio ai primi abitanti di quest’isola.
Nel pomeriggio ci imbarchiamo per l’isola di Floreana, una delle più remote dell’arcipelago, con una popolazione residente di appena 150 persone. La navigazione dura un paio d’ore, e mentre ci avviciniamo alla costa, avvistiamo tartarughe marine e leoni marini che sembrano formare un vero e proprio comitato di benvenuto. A darci il benvenuto ufficiale, invece, c’è Junior, il rappresentante della comunità locale, che ci accoglie con un caloroso sorriso.

Dopo aver lasciato i bagagli nella nostra casetta, è il momento di godersi l’ultimo tramonto del 2024. Lo facciamo dalla suggestiva Black Beach, sorseggiando un margarita passion nell’unico bar dell’isola, con i piedi immersi nella sabbia scura e lo sguardo verso il sole che scende nel mare.

La serata continua con la cena insieme al gruppo, dopo la quale ci spostiamo verso la piazza principale. Qui, l’intera comunità di Floreana è riunita per la tradizionale tombolata di fine anno. Anche noi ci uniamo al gioco, acquistiamo qualche cartella e partecipiamo con entusiasmo, pur senza troppo successo! Tra i premi in palio ci sono biglietti di andata e ritorno per Santa Cruz, una bicicletta, un frullatore, una essiccatore.
Dopo il bingo, si apre la pista da ballo, e allo scoccare della mezzanotte arriva il momento più simbolico: un grande falò al centro della piazza, dove vengono bruciati dei fantocci pieni di segatura che simboleggiano l’anno appena concluso. Con questo rito, salutiamo il vecchio 2024 e diamo il benvenuto al 2025, in un’atmosfera di festa e condivisione che ci lascia addosso un’energia straordinaria per iniziare il nuovo anno.

1 Gennaio 2025 – Isola Floreana
Buon Anno!
La prima mattina dell’anno ci regala un’immersione indimenticabile alla spiaggia della Loberia, casa di una numerosa colonia di leoni marini.

La possibilità di interagire con i cuccioli dipende interamente dall’umore del capo branco, ma le vere protagoniste di questa baia sono le tartarughe marine. In un numero sorprendentemente alto, si muovono con grazia e tranquillità, nutrendosi tra i fondali e le rocce senza lasciarsi minimamente disturbare dalla nostra presenza. Durante l’immersione abbiamo persino la fortuna di avvistare il raro pinguino delle Galápagos: solitario, ci sfreccia davanti al naso in un lampo!

Il capo branco dei leoni marini, però, non sembra altrettanto ospitale. Non appena ci nota, si immerge rapidamente e si dirige verso di noi, emettendo il tipico abbaiare rauco per ribadire la sua autorità. Con movimenti decisi, ci sbarra la strada nuotando avanti e indietro, lasciando ben poco spazio all’immaginazione: è il momento di fare un passo indietro. Meglio non sfidare un esemplare maschio che può arrivare a pesare fino a 1.000 kg e a misurare 3 metri di lunghezza!
Nel pomeriggio ci dirigiamo nell’entroterra di Floreana. Man mano che si prende quota, la vegetazione cambia rapidamente, diventando impenetrabile e rigogliosa. Qui si nasconde infatti l’unica fonte di acqua dolce di tutte le isole Galápagos, una risorsa che spinse i primi abitanti, soprattutto pirati e balenieri, a scegliere quest’isola come nascondiglio e insediamento. Dopo un tentativo di colonizzazione del borgo di Asilo de la Paz, l’isola fu abbandonata e rimase deserta fino agli anni ’30 del Novecento.

Ed è proprio allora che ha inizio un mistero affascinante: sparizioni e omicidi che hanno ispirato scrittori, documentari e perfino una puntata di Unsolved Mysteries su Netflix. Questo è ciò che le cronache chiamano il “Galápagos Affair.”
Il dottor Friedrich Ritter e la sua compagna Dore Strauch arrivarono sull’isola dalla Germania in cerca di pace, lontani dal mondo moderno. La loro idea era quella di vivere coltivando la terra in solitudine. Anche se la vita era dura, il loro stile di vita da Robinson Crusoe attirò l’attenzione di una spedizione di ricerca, le cui fotografie fecero il giro d’Europa.
Poco dopo, un’altra famiglia tedesca si unì all’isola: Heinz e Margret Wittmer. Sebbene i due nuclei familiari non fossero particolarmente amichevoli, rispettavano i confini reciproci, mantenendo un’armonia forzata. Questo equilibrio venne però spezzato con l’arrivo di una nuova, controversa residente: la baronessa austriaca Eloise Wehrborn de Wagner-Bosquet e i suoi due amanti tedeschi, Rudolf Lorenz e Robert Phillipson.
La baronessa, personaggio eccentrico e selvaggio, si presentava alle navi di passaggio in abiti succinti, pistola e frusta alla mano. Dichiarò apertamente di essere l’“Imperatrice di Floreana” e attirò presto l’antipatia degli altri abitanti. A peggiorare le cose, si sospettava che intercettasse le lettere degli altri coloni, riscrivendole in modo da rendersi protagonista assoluta delle storie pubblicate sui giornali europei.
Nel frattempo, la tensione cresceva anche tra la baronessa e i suoi amanti. Lorenz, spesso maltrattato, trovava rifugio presso i Wittmer. La vita sull’isola divenne sempre più insostenibile, fino a quando, il 27 marzo 1934, la baronessa e il suo amante Phillipson scomparvero nel nulla.
Margret Wittmer raccontò che la coppia era salpata verso Tahiti su una nave di passaggio, ma nessuna imbarcazione simile fu mai registrata. Dore Strauch invece ricorda di aver udito un urlo agghiacciante seguito dal silenzio, e nessun’altra traccia di loro fu mai trovata.
Poco dopo, Lorenz tentò di lasciare l’isola con un marinaio norvegese, ma i loro corpi vennero ritrovati mummificati su un’isola lontana, periti per disidratazione. Come ultimo colpo di scena, Friedrich Ritter morì a causa di un avvelenamento da cibo: ufficialmente pollo avariato, ma molti sospettarono che fosse stato avvelenato da Dore Strauch, che tornò in Germania poco dopo.
Alla fine, solo i Wittmer sopravvissero. Margret diede alla luce il primo bambino nato alle Galápagos, Rolf, e la famiglia rimase sull’isola, vivendo di agricoltura e allevamento.
Per chi volesse approfondire il mistero, ecco il link al documentario YouTube “The Galapagos Affair: Satan came to Eden”
Rolf, da bambino, scolpì nella roccia una figura ispirata alle ai giganti dell’Isola di Pasqua, conosciuta come Ticu Ticu. Si dice che abbracciarla porti fortuna e benessere, e noi non perdiamo l’occasione di farlo per il migliore inizio possibile di questo 2025.

Sulla via del ritorno ci concediamo il primo tramonto dell’anno con un altro margarita passion, nella stessa spiaggia del giorno prima. Questa volta, però, scopriamo qualcosa di speciale: Ingrid, la donna che vive nella casa sulla spiaggia e prepara i cocktail, non è altro che Ingrid Wittmer, nipote di Rolf.

2 Gennaio 2025 – Isola Isabela
Prima di lasciare Floreana, ci dedichiamo al tradizionale rituale delle cartoline presso il barile della posta.

Da secoli, i viaggiatori depositano qui le loro lettere, affidandole alla speranza che qualcun altro, nel suo viaggio, completi la consegna. Anche noi lasciamo due cartoline, chissà quando verranno recapitate, e ne prendiamo altre due, dirette a Londra e Norfolk, da consegnare nel nostro prossimo viaggio nel Regno Unito.
Dopo questo affascinante tuffo nel passato, ci imbarchiamo per Isla Isabela, distante circa due ore di navigazione.
L’arrivo è spettacolare: il porticciolo si trova in una baia incorniciata da dune di sabbia bianchissima e acqua turchese. Anche qui, come ormai ci aspettiamo, il molo è quasi totalmente occupato dai leoni marini, impegnati in rumorosi battibecchi. Dal fondale, un simpatico pesce palla si lascia intravedere, quasi a darci il benvenuto.

Isabela è un’isola di origine relativamente recente, modellata da almeno una decina di vulcani attivi che nel corso dei secoli hanno creato la sua caratteristica forma a cavalluccio marino.

Nel pomeriggio ci dirigiamo verso uno di questi giganti ancora attivi, il vulcano Sierra Negra.
Man mano che saliamo, il paesaggio cambia completamente: dalla vegetazione tropicale secca passiamo a una foresta pluviale verde e rigogliosa, avvolta da un clima più fresco. La vetta del vulcano è immersa in una nebbiolina costante, che aggiunge un tocco di mistero.
Durante il cammino, abbiamo la fortuna di avvistare il Brujo, un uccellino dal piumaggio rosso acceso, purtroppo in via di estinzione. Arrivati al margine del cratere, ci troviamo di fronte a una vista surreale. La caldera del Sierra Negra, lunga 17 km e larga 12, è una delle più grandi al mondo. Sebbene avvolta dalla nebbia, si intuisce l’immensità di questo paesaggio quasi extraterrestre.

Al calar del sole, torniamo verso il villaggio. La giornata si conclude con un momento di relax sulla spiaggia: un Coco Loco in mano, il tramonto davanti a noi, e il ritmo lento e magico delle Galápagos che ci avvolge.

3 Gennaio 2025 – Isola Isabela
La giornata inizia con una sorpresa: presso una delle lagune vicino al centro di Puerto Villamil avvistiamo un gruppo di fenicotteri rosa. I loro riflessi placidi sull’acqua ci regalano una visione quasi onirica, perfetta per dare il via al nostro nuovo giorno.

Proseguiamo verso un centro di allevamento delle tartarughe giganti. Questa volta siamo più fortunati: è proprio l’ora dello spuntino. I volontari del centro stanno distribuendo il cibo, e le tartarughe, sorprendentemente iperattive, si accalcano al cancelletto d’ingresso, alcune persino salendo una sull’altra nella loro impazienza. Nel giro di pochi minuti, tutte si sistemano per godersi il pasto abbondante.

In tarda mattinata torniamo al porto per una gita in barca verso Los Tuneles. Durante il tragitto avvistiamo mante, tartarughe marine e persino un giovane esemplare di squalo martello. Ogni volta rimaniamo incantati dalla ricchezza di vita di queste acque, ma questa sarà solo l’anteprima.
Raggiungiamo una zona in cui le correnti si fanno vorticose mentre convergono in una stretta insenatura tra le rocce laviche. Ci affidiamo alla bravura del capitano nel superare questo tratto, ma lo spettacolo che si apre davanti a noi è ancora più sorprendente. Un labirinto di tunnel, archi e formazioni laviche si estende a perdita d’occhio, coperto da cactus e circondato da un’acqua cristallina e calma. Questa conformazione unica è frutto di uno straordinario processo naturale: lo scorrimento di lava più calda sotto uno strato di lava più fredda, seguito dall’erosione dell’acqua e dal crollo occasionale dello strato superiore.

Mentre esploriamo le rocce, incontriamo un cucciolo di sula dalle zampe blu intento a fare qualche incerto tentativo di volo. Avvistiamo inoltre una coppia di Otarie orsine romanticamente adagiate sotto un arco di roccia, e un pinguino delle Galapagos solitario.
Ma è arrivato il momento più atteso: immergerci per scoprire cosa si nasconde sotto la superficie di queste acque.
Ci spostiamo verso una zona vicina a una foresta di mangrovie, più ricca di nutrienti, indossiamo la muta e ci tuffiamo.
Descrivere ciò che vediamo è quasi impossibile. Iniziamo con un gruppo di sei razze che si muovono in perfetta sincronia sul fondale, seguite poco dopo da due razze dorate. Osservarle ondeggiare sullo sfondo scuro ci dà la sensazione di osservare delle astronavi proiettate nello spazio interstellare.

Proseguendo verso la zona più torbida sotto le mangrovie, il silenzio e la calma vengono interrotti dall’emergere improvviso di squali pinna bianca e pinna nera. Se un mese fa ci avessero detto che ci saremmo trovati faccia a faccia con loro nel loro habitat naturale, probabilmente avremmo avuto paura. Ma l’incontro, invece, ci regala un’improvvisa scarica di adrenalina. Li seguiamo, affascinati, finché non si dileguano in una caverna di roccia. Immergendoci più in profondità scopriamo che la caverna ne contiene a decine, tutti fermi immobili in una scena molto inquietante!

Non c’è nemmeno il tempo di assorbire questa esperienza che subito avvistiamo un cavalluccio marino delle Galápagos, raro e affascinante, seguito da una tartaruga marina gigante. Non ne avevamo mai vista una di quelle dimensioni: sembra una regina silenziosa di queste acque, probabilmente vecchia di secoli.

E poi, ancora, pesci chirurgo, pesci palla e un’infinità di altre creature che colorano i fondali, tra grotte laviche e intricati rami di mangrovie. È un mondo sottomarino labirintico e vivo e non vorremmo più andarcene.

Ma quando usciamo dall’acqua siamo un po’ infreddoliti per la lunga immersione, nonostante la muta. Torniamo a bordo esausti ma felici.
Una volta rientrati a Puerto Villamil, ormai sapete come siamo consueti concludere queste giornate: Pina Colada e cena sulla spiaggia, accarezzati dalla brezza dell’oceano.

4 Gennaio 2025 – Isola Santa Cruz
Le nostre avventure a Isla Isabela sono giunte al termine, ed è ora di tornare all’isola di Santa Cruz.
Dopo le consuete due ore di navigazione arriviamo al nostro hotel, lo stesso di qualche giorno fa, e persino nella stessa stanza! Una sensazione di déjà vu che ci riporta a un ambiente familiare.
Dopo pranzo, ci incamminiamo verso Tortuga Bay, una delle spiagge più belle delle Galápagos.

Il percorso è di circa 40 minuti, attraversando un paesaggio arido punteggiato da cactus e profumati alberi di palo santo. Alla fine del sentiero ci troviamo davanti a una distesa immensa di sabbia bianchissima e finissima, un luogo perfetto per i surfisti… e per le tartarughe, che qui trovano un habitat ideale per deporre le uova.

Passeggiamo lungo il bagnasciuga, quando, all’improvviso, avvistiamo un cucciolo di leone marino che si diverte a cavalcare le onde! È una scena non comune, visto che i leoni marini solitamente evitano questa baia per la presenza di numerosi squali nella zona.
Tuttavia, scopriamo che ancora più suggestiva di Tortuga Bay è una piccola spiaggia nascosta, incastonata tra le mangrovie, proprio alla fine della baia.

Qui l’acqua è calma e trasparente, un luogo perfetto per esplorare in kayak. Qui, cuccioli di squali e tartarughe nuotano indisturbati, offrendoci uno spettacolo unico.
Mentre torniamo verso la riva, a pochi metri dalla spiaggia, ci imbattiamo in un piccolo squalo martello, lungo appena una trentina di centimetri. È incredibile pensare che in pochi anni crescerà diventando uno dei grandi predatori di queste acque.

Concludiamo la giornata tornando a Puerto Ayora, dove ci attende l’ultima cena con il gruppo che ci ha accompagnato in queste indimenticabili avventure tra le isole.
Nel frattempo anche il porticciolo si affolla di cuccioli di squalo.

5 Gennaio 2025 – Puerto Ayora
Mentre il resto del gruppo si prepara per partire, noi decidiamo di fermarci ancora un paio di giorni a Puerto Ayora, dato che il nostro volo di rientro a Lima è previsto solo per il 7 gennaio. Per l’occasione ci concediamo anche un piccolo upgrade di hotel!
Non abbiamo programmi particolari per oggi, e ci dedichiamo a una giornata più rilassata. Prima di tutto, ci svegliamo un po’ più tardi rispetto al solito, e poi ci concediamo qualche giro di shopping responsabile.
La prima tappa è lo shop della Charles Darwin Research Station. Qui, ogni acquisto contribuisce a finanziare i numerosi progetti della Charles Darwin Foundation, che lavora per recuperare e conservare l’ecosistema delle isole. Tra le iniziative principali ci sono l’eliminazione di specie invasive dannose introdotte dal sovraturismo e dal cambiamento climatico, il contrasto alla pesca illegale e il finanziamento di programmi educativi.
Nel frattempo, ci concediamo una pausa rigenerante al 1835 Cafe. Questo caffè artigianale, costruito attorno a un albero, è perfetto per rinfrescarci e recuperare un po’ di energie prima di continuare la giornata.
La seconda tappa è lo shop di Darwin + Wolf, che prende il nome dalle due isole più a nord dell’arcipelago, sede di un’importante area protetta per gli squali. Il negozio, sviluppato su due piani, ha un design particolare che ricorda una serie di caverne sottomarine. È stato fondato da un biologo marino appassionato che, dopo anni di lavoro in istituzioni governative, ha pensato che moda e conservazione degli oceani potessero andare di pari passo.
La serata si conclude alla Santa Cruz Brewery, la birreria locale. Purtroppo, però, proprio qui Giulia comincia a sentire i primi segni di malessere che la accompagneranno per tutta la notte e gran parte del giorno successivo.
6 Gennaio 2025 – Puerto Ayora
L’obiettivo principale della giornata è riposare e garantire la reidratazione di Giulia.
Ultime passeggiate alla Baia dei Pellicani, un giro sul molo e un saluto ai leoni marini che ci hanno fatto compagnia in questi giorni.

Per il resto, la giornata è dedicata al relax. In questo caso, l’upgrade di hotel si rivela davvero utile per recuperare le energie prima del lungo viaggio.

In serata, con calma, ultimiamo le valigie e ci prepariamo per affrontare il ritorno a casa.
7 Gennaio 2025 – Quito & Lima
All’alba prendiamo un taxi e, durante il tragitto verso l’aeroporto, salutiamo le tartarughe sparse che incontriamo lungo la strada, per un ultimo arrivederci.
La giornata si prospetta lunga: un primo volo ci porterà a Quito, seguito da molte ore di attesa in aeroporto, e infine il volo per Lima in tarda serata. Le condizioni non proprio ottimali non rendono il trasferimento particolarmente agevole, ma cerchiamo di affrontarlo al meglio.
8 Gennaio 2025 – Lima
Giorno nuovo, vita nuova!
Giulia è in netto miglioramento, ma sembra che il testimone sia passato a Ciro! Per fortuna, in forma lieve, il che ci permette di fare un’ultima tappa al Museo Larco qui in città. È un modo perfetto per chiudere il cerchio e tornare a immergerci nell’incredibile storia delle civiltà precolombiane del Perù.

Ci concediamo un pranzo rilassante nel raffinato ristorante del museo, seguito da un’ultima passeggiata sul lungomare di Miraflores, tra il rumore delle onde e il profumo dell’oceano.

L’ultimo tramonto di questo lungo viaggio lo ammiriamo dal rooftop bar al ventesimo piano del nostro hotel. Di fronte a noi, un sole immenso che scende lentamente sul mare, mentre le mille luci della città si accendono, fondendosi con le note della nostra ultima notte sudamericana.
9 & 10 Gennaio 2025 – Ritorno a Casa!
Un’altra giornata dedicata agli spostamenti.
Non li chiamiamo viaggi, perché riserviamo quella parola per la parte bella. Questi sono solo frammenti di ore passate in taxi, lunghe attese in aeroporti tutti uguali, procedure che sembrano non avere senso, un misto di malinconia per tutto ciò che abbiamo vissuto e conosciuto e un pizzico di nostalgia per casa. Casa, dove arriveremo solo verso le 17 del 10 gennaio.

Il giorno in cui siamo partiti sembra appartenere non solo all’anno scorso, ma a un’altra vita. Ora le nostre menti sono piene di immagini nuove, i nostri telefoni traboccano di foto, e ci sentiamo incredibilmente fortunati ad aver vissuto queste esperienze.
Ma siamo anche felici di essere tornati a casa: nei nostri spazi, nelle nostre comodità, e nel luogo dove viaggi come questo vengono immaginati.
Grazie per averci supportato in questo viaggio e grazie, due volte, per averci seguito e per essere arrivati a leggere fin qui.
Alla prossima avventura!
